martedì 22 ottobre 2013

EFFEDIEFFE Edizioni - Casa Editrice Italiana - Catalogo del 2008 di Renato Bordonali per libroelibri



11 Settembre: Colpo di Stato in USA. Nuova edizione riveduta ed ampliata (luglio 2003) - Maurizio Blondet - Maurizio Blondet, gia' inviato speciale per "Il Giornale" e attualmente per "Avvenire", anche in questo volume propone l'analisi che da anni sta svolgendo indagando sui poteri oligarchici che agiscono dietro le quinte della democrazia.
Aborto. Il genocidio del XX secolo - Aa. Vv. - Il padre è il grande dimenticato del dibattito, l’aborto è solamente una questione della donna – si dice – come se il bambino fosse un prolungamento del corpo della madre, mentre ne è distinto. L’aborto ha un effetto quasi castrante per il padre, la paternità è oscurata, la virilità sminuita. Il padre è raramente consultato. La disfunzione della società viene in buona parte da questa perdita di saggezza e di forza che costituiscono la virilità dell’uomo, che è responsabile dei suoi atti.Questo è un libro che nasce dall'azione e dalla passione di uomini e donne in Russia, Irlanda, Germania, Francia e Italia, accomunati non solo dall'amore per la vita, ma dall'amore per il Creatore della vita. Il testo contiene tra gli altri documenti di: don Ignacio Barreiro, Maurizio Blondet, Luigi Di Bella, Xavier Dor, Marzio Gozzoli, Niamh Nic Mhathuna, padre Maxim Obukhov, Mario Palmaro, Hugues Petit, Agostino Sanfratello, Johanna Grafin von Westphalen.







 Agricoltura e Mondialismo - In appendice: Dietro le quinte del nuovo ordine mondiale, con intervista a Maurizio Blondet - Mario Di Giovanni, Fabio Pedretti - 
"Il WTO può imporre multe di centinaia di miliardi ai paesi che violino le norme del "liberalismo" obbligatorio, per esempio con protezionismi a favore delle merci nazionali. Il liberismo "costringe" i mercati nazionali a restare "aperti" all'invasione delle merci straniere, a prezzo di sanzioni pesantissime. E sono stati i nostri politici nazionali a mettere la testa (anche le nostre) dentro quel cappio. Li abbiamo eletti per salvaguardare l'interesse nazionale, hanno favorito l'interesse della finanza globale. Noi, cittadini, non abbiamo mai votato per entrare o stare fuori dal WTO, e nemmeno dall'Europa unita. "Qualcuno" ha preso la decisone per noi, tenendoci all'oscuro. Diventa "convincente" non opporsi alla mondializzazione, per evitare una quantità pesante di sanzioni economiche, restrizioni di credito, limiti dell'esportazione, che ci impoverirebbero. Naturalmente, alla lunga, questa "convenienza" diventa sommamente pericolosa: perché la sovranità nazionale viene ceduta a poteri non-eletti e incontrollabili. E soprattutto perché il paese perde autosufficienza e diventa dipendente dalle importazioni straniere. E' proprio ciò a cui mira l'ideologia mondialista: l'interdipendenza globale. Perché ciò è grave per il popolo? Perché nella visione mondialistico-economicista ogni Stato viene ridotto a rango di un'azienda. Come un'azienda viene creata per produrre e vendere merce, così uno Stato viene trasformato in modo da vivere per esportare. Non per nutrire la sua popolazione, elevarla civilmente e culturalmente, e provvedere a quella parte del popolo che e' meno produttiva, vecchi, malati, sfavoriti, bambini. (...)" (Dall'intervista a Maurizio Blondet).




Bandiere di Libertà - Introduzione di Gianfranco Miglio - Gilberto Oneto - 
"Con il rigoroso ed appassionato lavoro consacrato in questo volume, l'architetto Gilberto Oneto ha conseguito due risultati importanti. In primo luogo ha dimostrato che, anche qui da noi, e' possibile condurre serie ricerche sulla storia dei vessillie delle insegne, analoghe a quelle presenti nelle bibliografie (e nelle biblioteche) dei paesi centro-europei, soprattutto di civiltà germanica, dove i "Fahnenbucher" (libri di bandiere) sono numerosi e talvolta molto belli. In Italia, invece, l'araldica, cioè lo studio metodico degli stemmi, è sempre stata coltivata prevalentemente con riferimento alle insegne e alle armi gentilizie: cioè delle famiglie, più che delle collettività. In secondo luogo l'autore ha individuato e documentato, con meticolosa precisione, l'origine e l'evoluzione delle bandiere e degli stemmi con cui, nei secoli, le etnie e le comunità presenti nelle aree del Nord si sono auto-identificate, singolarmente o collettivamente. Egli nota, giustamente e con vigore, che nell'attuale grande crisi dell'assetto politico europeo più recente, l'emergere delle nazionalità e di micro-nazionalità, talvolta antichissime, apparentemente dimenticate, trascina con sé la riscoperta e la nuova utilizzazione dei simboli e dei vessilli in cui gli appartenenti a quelle etnìe si erano nei secoli identificati. Dall'animale totemico alla moderna bandiera (si pensi alla scrofa lanuta dei milanesi, o al drappo rosso del comunismo mondiale) un emblema o una allegoria hanno sempre fornito ad una pluralità di individui, la possibilità di rappresentare e "vedere" ciòche li differenzia dagli altri." (Dalla prefazione di Gianfranco Miglio).
Chi Comanda in America - Maurizio Blondet - Questo saggio è il logico sviluppo di "11 settembre, colpo di stato in Usa", in cui Maurizio Blondet ipotizzava lo scenario non di un attentato ma di un putsch. In "Chi comanda in America" si analizza chi sono i componenti principali dell’establishment USA; in questo paese, il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, ha inaugurato un’importante "privatizzazione" del Pentagono (mercenari privati, a contratto, formano ormai il 10 per cento della forza armata spiegata sui teatri di guerra; la strategia militare è appaltata a istituti di ricerca privati come il "Defence Policy Board" dell’americano israelita Richard Perle. Ora, Richard Perle (già dirigente della Saltam, fabbrica d’armi israeliana) siede con il numero due del Pentagono Paul Wolfovitz e col numero tre, Douglas Feith, in un’altra "fondazione culturale" privata: il "Jewish Institute for National Security Affairs" (JINSA). Qui, con i "consiglieri strategici" privati e filo-israeliani, compaiono generali e ammiragli che presiedono i consigli d’amministrazione delle grandi fabbriche di armamento a contratto per il Pentagono, il cosiddetto complesso militare-industriale.
La Chiesa ha ucciso l’Impero Romano e la Cultura Antica ? Primo capitolo del volume «L’Église au risque de l’Histoire»)  - Jean Dumont -Il libro e' tratto da "L'Eglise au risque de l'histoire" e contrasta il diffusissimo luogo comune relativo ad un presunto affossamento, da parte del cristianesimo, dell'impero romano e della cultura antica; l'accusa, nata in ambito massonico e penetrata a destra tramite Nietzsche, Schopenauer e neo pagani di varie tendenze, fa il paio, da destra, con il paradossale elogio, speculare, rivolto dal marxismo al cristianesimo delle origini, il quale avrebbe minato e fatto crollare sia l'impero romano sia la cultura schiavistica antica. Secondo questa visuale il cristianesimo avrebbe poi tradito la sua originaria carica messianica e rivoluzionaria per trasformarsi nel cattolicesimo medioevale. Dumont mostra invece come il cristianesimo, oltre a salvare la cultura antica greca e romana e a trasmetterla integralmente fino a noi, non fu mai dottrina per masse diseredate, ma penetrò in modo uniforme in tutte le classi della società di allora, soprattutto nella nobiltà e, in modo rilevantissimo, in ambiente militare (fu infatti l'eresia montanista, di cui divenne preda Tertulliano, a predicare un esasperato quanto ridicolo pacifismo).
Cronache dell’Anticristo - Maurizio Blondet - Il testo si presenta come una minuziosa e spesso sorprendente ricerca sulle motivazioni “religiose” e “mistiche” che supportano l’azione dei poteri forti e delle varie lobbies che muovono i fili del mondo. Più che al denaro e alla volontà di dominio in senso stretto, queste confraternite sovvertitrici mirano ad instaurare un ordine anti-umano e anti-divino, sulla scorta di una gnosi custodita da pochi privilegiati che “sanno” come il senso della vita sia nulla. Questa gnosi, di derivazione antica e medievale, è nata nella Costantinopoli del 1666 in ambienti scismatici ebraici nei quali si credette – e si crede – che “la salvezza si ottiene attraverso il peccato”, attraverso la trasgressione senza limiti di ogni principio. Nel testo viene rivelato in quali modi tali ambienti abbiano agito nella storia d’Italia, soprattutto in quella del Risorgimento e della mazziniana Giovine Italia, continuino ad agire nel nostro paese e nel mondo (approfondite analisi sono dedicate alla Turchia, alla Polonia e al mondo hollywoodiano) e come abbiano circondato e lambito anche l’attuale papato.
Le Culture della Destra Italiana. Storia di un cammino accidentato, tra entusiasmi moderni, dispute sulla tradizione e languori decadenti - Piero Vassallo -"Una sola è la Destra, e vi appartengono tutti coloro che la Religione, il bene e la gloria dello stato hanno in mira": quali sono la storia e le coordinate culturali della Destra italiana, così come definita dal conte Solaro della Margarita? E quali i contrasti, le deviazioni, le aberrazioni nell’ambito di un ambiente ben più vasto, articolato e contraddittorio rispetto a quello che si riconosce in quella definizione? Al di là dellavulgata antifascista, che nega la stessa esistenza di una cultura di destra, e delle più recenti semplificazioni, che tendono invece ad identificarla con alcuni autori e certi filoni di pensiero, il testo di Vassallo ricostruisce le vicende della destra culturale dall’avvento del fascismo ad oggi, riscoprendo nomi dimenticati o più spesso silenziati, riproponendo attività, iniziative, maestri e scuole ignote ai più, precisando inoltre le diatribe e le incongruenze all’interno del panorama quanto mai complesso e variegato. La coerenza dottrinale dell’autore, la sua inflessibilità critica e il suo rigore scientifico - uniti alla ricchezza dell’esperienza e della testimonianza di un’intera vita dedicata all’ideale - rendono questo saggio una guida preziosissima per tutti coloro (dallo studioso di mestiere, al militante, al comune cittadino) che intendano "saperne di più" su una pagina importante della vita civile e culturale dell’Italia contemporanea.
Elegia - Quadro storico di Luciano Garibaldi, disegni di Romano Mussolini - FrancoAccame - 
Questo libro, scritto dal poeta ligure Franco Accame, di scuola futurista e marinettiana, è una raccolta di poesie tutte dedicate a Benito Mussolini; esse sono state giudicate in maniera lusinghiera da un poeta e scrittore che non è affatto fascista, Giuseppe Conte, considerato l'erede di Eugenio Montale. Scrive infatti, nella controcopertina: "poema della memoria, della passione, della riflessione storica e civile, animato da un amore indomabile, poema pieno coraggio in cui le corde vibrano forte". Il volume si segnala oltre che per i versi di Accame, anche per i disegni inediti di Romano Mussolini dedicati a suo padre, che arricchiscono la parte iconografica. Inoltre una cornice storica di Luciano Garibaldi fa da sfondo alle liriche, per cui risulta che Elegia non è soltanto un libro di pur bellissime poesie, ma è a suo modo anche un saggio politico.
I Falsi Miti della Rivoluzione Francese - Prefazione di Giovanni Cantoni - Jean Dumont - Questo libro di Jean Dumont, noto come specialista della storia religiosa tra il Cinquecento e il Seicento, uscito in Francia nel 1989 in occasione del secondo centenario della rivoluzione francese, è una spiegazione sul perché molti non abbiano voluto e ritenuto necessario festeggiare tale ricorrenza. Tra le "menzogne" celebrate ci sono la "la presa della Bastiglia", l'epopea dei Volontari dell'Anno III (800.000 disertori su 1.200.000 chiamati alle armi nel 1794!), la "modernizzazione decisiva del popolo al potere", la realizzazione del consenso nazionale, quella di un insegnamento libero, quella di creare un consenso sociale, quella di mettere in atto un minimo di spirito imprenditoriale. Vengono invece messe in luce le ignominie rivoluzionarie quali il Terrore, la ferocia, le deportazioni, i campi di concentramento e di sterminio veri predecessori dei gulag (per esempio 1440 sventurati uccisi nella sola Parigi, fra i carcerati, nel settembre del 1792 e 120.000 vittime in Vandea, massacrate senza motivo a freddo, dove si arrivò a conciare le pelli degli ammazzati per farne stivali e paralumi). E l'elenco potrebbe allungarsi. Splendidamente illustrato a colori il volume è ricco di dati e di informazioni ed ha l'ulteriore grande merito di porre in evidenza che fu la religione, più ancora che la monarchia, il reale nemico degli insorti.
Fregati dalla Scuola. Breve guida di liberazione ad uso degli studenti (da affiancare al normale manuale scolastico di storia), ovvero: manuale di controinformazione scolastica per studenti e docenti con la testa sulle spalle. - Rino Camilleri - I manuali di storia della scuola dell'obbligo sono, per comodità, divisi in capitoli. Solo che questi non si limitano ad essere numerati, bensì recano dei titoli. E questi titoli, contrariamente a quel che si pensa, non si limitano a descrivere il contenuto del capitolo ma danno anche un giudizio di valore. Esempio: "Medioevo", "Rinascimento", "Risorgimento", "Resistenza". Analizziamo i termini. "Medioevo" significa, come tutti sanno "età di mezzo", laddove "Rinascimento" sta per "nuova nascita". Se si rinasce vuol dire che prima si era morti, ma anche che prima di essere morti si era già nati una volta, per cui adesso si "ri-nasce". Dunque il Medioevo, epoca precedente al Rinascimento, era il tempo in cui l'umanità era stata morta. Quanto dura il Rinascimento? Pochi decenni, verso la fine del Quattrocento. Poi? Si ha l'Età Moderna, e tutti tiriamo un respiro di sollievo. Il Medioevo, i "secoli bui". Quanto è durato? Dalla caduta dell'Impero Romano fino alla scoperta dell'America. Così dice il Manuale. Dunque mille anni e qualcosina. Mille anni! Sbrigativamente catalogati come "età di mezzo". Cribbio, che lunga morte! Ma "in mezzo" a cosa? All'Età Classica e al Rinascimento. uol dire che si era vivi ai bei tempi di Atene e Roma, poi si morì per mille anni e si rinacque infine alle soglie del Cinquecento. Il Sessantotto ha virato il tutto in senso marxista. Et voilà, tutti siamo riciclati nella convinzione che: Garibaldi e Napoleone erano i buoni, così come i Nordisti negli Usa, mentre i Borboni erano cattivi perché non volevano cedere volontariamente il Sud ai Piemontesi. E pure il Papa, che "per il suo bene" avrebbe fatto meglio a regalare Roma a Vittorio Emanuele II. Ancora: i Sudisti americani erano cattivi perché volevano tenere in schiavitù i negri e i Nordisti divennero cattivi quando sterminarono gli indiani. Che erano buoni e saggi.
Il Genocidio Vandeano - Prefazione di Jean Meyr e presentazione di Pierre Chaunnu - Reynald Secher - L'accurata ricostruzione di un episodio "marginale" della Rivoluzione dell'Ottantanove rivela le conseguenze drammatiche dell'ideologia che la anima, per cui un'intera regione della Francia è fatta oggetto di un'operazione di genocidio, cioè di annientamento programmato di tutta la popolazione colpevole di non accettare la singolare libertà portata dal nuovo regime.
La Guerra di Vandea e il Sistema di Spopolamento - Introduzione, presentazione, cronologia, bibliografia e note di Reynald Secher e Jean-Joël Brégeon - Gracchus Babeuf -  La guerra di Vandea e il sistema di spopolamento, risalente al 1794 e scritto da Gracchus Babeuf, padre del comunismo, è
sicuramente un'integrazione importante al libro di Secher Il genocidio vandeano, ed è stato riportato alla luce dallo
stesso Secher (se ne conoscevano prima tre copie al mondo, di cui due nell'URSS sovietica),  che ha raccolto una massa imponente di dati. Babeuf accusa la Convenzione e Robespierre di perpetrare in Vandea un vero genocidio, impiccando, sgozzando, annegando, fucilando, incendiando, violentando, torturando e saccheggiando una popolazione per lo più inerme. L'esecutore materiale di tale infamia, il truce Carrier ne dava orgogliosi annunci alla Convenzione: donne da ammazzare perché "solchi riproduttori di mostri", bambini da ammazzare perché "briganti o futuri briganti"; si collezionavano teste come trofei, si conciava la pelle umana per farne oggetti e indumenti. Il libro è, infatti, un documento dal vivo, impressionante per la puntigliosità della ricostruzione e la carica morale, in cui si esprime tutta la delusione di un rivoluzionario di fronte ad una rivoluzione che aveva mostrato il suo volto peggiore. Perché tanto odio, tanta ferocia? In fin dei conti la Rivoluzione aveva pure, in parte, affermato in partenza dei valori positivi, come la proclamazione dei diritti dell'uomo. Poi però col Terrore giacobino saltò ogni controllo, i concetti di bene e di male persero qualunque valore, per trasformarsi nell'arbitrio della fazione al potere. E tutto a quel punto, anche la barbarie più atroce, parve legittimo strumento per affermare l'idea. E' stato falsamente scritto che la Vandea si sarebbe sollevata per l'azione degli aristocratici e del clero, che intendevano conservare i proprio privilegi in opposizione all'egualitarismo giacobino. E' falso perché é abbondantemente documentato che la ribellione nacque dal basso, dalla coscienza popolare e che anzi molti aristocratici preferirono fuggire all'estero piuttosto che esporsi in prima persona. Quella di Vandea fu in realtà una ribellione in massima parte religiosa, il cui seme non remoto era stato sparso dalla predicazione in quella regione di Maria Grignion de Montfort. Ecco ciò che uno dei capi vandeani, Charette de la Contrie, oppose all'astratto dogma giacobino della "Nazione" intesa come il nuovo stato padrone, come il nuovo Dio: "La nostra è una patria che sentiamo sotto i nostri piedi e non, come i signori di Parigi, nel cervello; patria è per noi ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi e che vogliamo che anche i nostri figli possano amare". Questa iniziativa editoriale, per concludere, è costata a Secher la carriera universitaria; i nipotini di Rousseau e di Robespierre se non hanno più ghigliottine si arrangiano con i concorsi...
Indagine sul Mondialismo. Il diavolo probabilmente - Mario Di Giovanni - € 15,49Chi sono i veri reggitori del mondo? Chi manovra fenomeni mondiali quali la denatalità, l’aborto e l’immigrazione? Di Giovanni, attento studioso del problema mondialista, in questo testo analizza da vicino i centri di potere che stanno imponendo una nuova dominazione mondiale, fondata su una visione materialista e edonista dell’uomo. Oltre alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale, sono soprattutto le lobbies che dominano gli USA ad essere prese in esame. “L’America è attualmente amministrata da un gruppo, che chiameremo Liberal Eastern Establishment, costituito da alcuni dei più ricchi finanzieri statunitensi e da certi dirigenti liberali della stampa, dell’esercito e della politica. Questo gruppo domina sia i partiti politici degli Stati Uniti sia le più grosse banche e multinazionali americane. Le più importanti organizzazioni politiche che lo rappresentano sono il Council on Foreign Relation (CFR) e la Trilateral Commission. Questo gruppo controlla la politica statunitense dagli anni 20, ed è strettamente collegato con altri gruppi internazionalisti impegnati nel raggiungimento di un unico governo mondiale…” 
Islam. Anatomia di una setta - Prefazione di Roberto de Mattei - Stefano Nitoglia - Nell'opera, basata principalmente sul Corano, che per i maomettani è l'unica fonte giuridica e dottrinale, e confermata dai più importanti studi degli islamologi contemporanei, si offre al lettore un quadro sintetico e chiaro dei principi dell'Islam nel campo religioso ed in quello politico e sociale. Nel delineare questo quadro si evita opportunamente di distinguere tra le varie fazioni o tendenze del mondo musulmano, per attenersi scrupolosamente alla dottrina comune a tutte le sette e scuole. Pur nella sua varietà di dottrine, di movimenti, di organizzazioni, così come di popoli, di lingue, di culture, esiste infatti una sola comunità di credenti (umma) ed una sola legge (shari'ah) che regge l'Islam. Del resto, per l'Islam, non vale la discutibile distinzione, molto abusata dalla stampa occidentale, tra "fondamentalismo" e "progressismo", il primo dei quali sarebbe dogmatico e violento, il secondo invece elastico e tollerante. Altrettanto infondato e' il parallelo, spesso ricorrente, tra il fondamentalismo islamico ed un presunto "fondamentalismo" cristiano, teso a porre sotto accusa, più che l'Islam, i cristiani che si difendono da esso, dipinti come fanatici e intolleranti. In realtà l'Islam è una religione esteriore, ritualista e, dunque, necessariamente aggressiva nel suo progetto di conquista del mondo: la religione cattolica e' invece l'unica religione che conosca una vita interiore, una trasformazione in radice dell'uomo e della società, una distinzione tra ordine naturale e soprannaturale e, quindi, un apostolato di conquista delle anime sul piano interiore e individuale, che si sviluppa di pari passo con la difesa della civiltà cristiana sul piano pubblico e sociale. Tra l'Islam e il cattolicesimo, come la storia dimostra, esiste un incolmabile abisso: non altrettanto si può dire di quel relativismo progressista, che ha in comune con l'Islam l'odio verso le verità fondamentali della  fede cattolica, le istituzioni e le conquiste della civiltà cristiana. Lo studio offre un prezioso contributo alla difesa di questa fede, di queste istituzioni e di queste conquiste, contro l'offensiva della setta islamica, e contro ogni forma di relativismo culturale e morale che minaccia, oggi, l'Occidente cristiano.
Israele, USA, il Terrorismo Islamico - Maurizio Blondet - Questo volume è il coerente seguito di "11 settembre colpo di Stato in USA""Chi comanda in America" e "Osama Bin Mossad"; in esso Blondet arricchisce le sue indagini con nuove rivelazioni e approfondimenti sull'attentato alle Torri (clamorose le azioni di depistaggio da parte del potere e le sei esercitazioni aeree programmate proprio per l'11 settembre); l'azione poi si sposta in Iraq, dove campeggiano la figura ambigua di Al-Zarkhawi e il ruolo del Mossad nella "pulizia etnica" di un intera classe dirigente irachena; e dall'Iraq lo scenario si allarga suggi attentati a Bali, a Madrid, a Beslan, a Taba (Mar Rosso), in Palestina. In primo piano, come sempre, lo stupido - e a volte cinico - gigante americano e, nell'ombra, l'ebraismo internazionale, con Israele spietato braccio militare, sempre più vicino alla conquista del mondo e all'instaurazione del regno dell'Anticristo grazie anche alla superficialità, all'ignoranza, alla vigliaccheria e alla bramosia di denaro e di potere (illusorio) del resto dell'umanità.

Massoneria e Comunismo contro la Chiesa in Spagna (1931-1939) - Vitaliano Mattioli -Sulla guerra di Spagna grava il silenzio delle grandi occasioni. La storiografia ufficiale tratta l'evento - per dire meglio: la somma d'eventi che a partire dal 1931 sfociarono nella guerra civile, dal 1936 al 1939 - alla stregua di un conflitto periferico, "tipicamente spagnolo". Il silenzio della storia s'interrompe solo con qualche menzogna occasionale, quando il generale Franco viene dipinto come un divoratore di libertà costituzionali ai danni dei poveri rossi. Il metodo ricorrente nella cultura ufficiale non sorprende. La guerra di Spagna vede il sistema compiuto del fronte "progressista" nelle sue componenti e nella sua logica portato alle ultime conseguenze. Massoneria e comunismo fecero fronte comune, prima e durante la guerra civile; contro la falange, si dirà, contro i legionari e i nazionalisti di Franco. No: contro la Chiesa e i suoi difensori. Questo fu chiaro sin dalla rivolta delle Asturie dell'ottobre del 1934 e quindi due anni prima dell'inizio della  guerra civile, quando i comunisti e gli anarchici dell'"esercito rosso" appendevano a ganci da macellaio i sacerdoti con la scritta: "carne di porco in vendita".
Il Mistero della Sinagoga Bendata - Introduzione di Antonio Livi - Enrico Maria Radaelli - € 30,00 Il testo, che si avvale dell'introduzione di monsignor Livi, docente ordinario all'Universita' Lateranense, affronta, in termini metafisici, storici, gnoseologici, logici, estetici ed esegetici il tema della relazione tra Gesù (e quindi la Chiesa) e gli ebrei e sostiene l'assurdità logica e la pericolosità teologica di promuovere incontri fra le tre religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islam); ciò, sempre sostiene l'autore, per la ragione che il Dio dei cristiani o e' il Dio - Trinita' o non è per cui non è possibile dialogare con ebrei e islamici che negano appunto la Trinità, dialogo che rischia oltretutto di ingenerare nell'opinione pubblica cattolica il relativismo dogmatico assuefacendola all'errore o addirittura contribuendo a diffonderlo. Contrastando il Concilio Vaticano II che, nonostante si sia presentato come concilio pastorale, ha tolto fondamento teologico all'accusa generalizzata di deicidio contro gli ebrei, Radaelli sostiene invece che sia il Nuovo Testamento, che tutta la tradizione cattolica hanno e giustamente sostenuto tale accusa per 1962 anni e che dunque bisogna continuare a sostenerla; inoltre è da rivendicare e ribadire la tesi - contrastata da innovatori postconciliari - della sostituzione: cioè la Chiesa ha sostituito, nel piano della salvezza, Israele, la sinagoga bendata, appunto perché Israele ha deliberatamente respinto la missione di Cristo chiudendo gli occhi di fronte alla verità. L'unico Israele che oggi ha senso nel piano della salvezza è quello degli ebrei come Pietro e Paolo che hanno creduto in Gesù ed hanno annunciato la salvezza in nome suo, quello che per secoli ha poi fatto la Chiesa cattolica guidata dal magistero dei Papi. Tutta la Chiesa prima del Concilio (duemila anni di vita caritativa) è messa sotto accusa da una Chiesa post conciliare (pochi decenni di inutile ecumenismo); non a caso solo oggi si trovano, per la prima volta nella storia di tutta la Chiesa, dottrine da eliminare, sacre Scritture da correggere, atti di cui chiedere perdono; la Chiesa di ieri è giudicata, irrisa, perseguitata da una Chiesa di oggi. A questo proposito Radaelli pone un dilemma: O pentirsi dell'insegnamento di quarant'anni (post - Vaticano II) o di quello di duemila.
Negare la Storia ? Olocausto : la falsa "convergenza delle prove" - Carlo Mattogno - Carlo Mattogno, in «Negare la storia», esamina le principali critiche che vengono mosse al revisionismo storico e gli argomenti fondamentali che vengono addotti a sostegno della realtà dell'olocausto, dimostrando che le une sono storicamente inconsistenti quanto gli altri, ed evidenzia le metodiche capziose cui quelli che si oppongono al revisionismo sono costretti a ricorrere per mancanza di solidi argomenti. Il libro è dedicato a tutti quelli che, senza avere alcuna idea della storiografia revisionistica, invocano su di essa i rigori di leggi speciali per tacitarla perchè, come impone il politicamente corretto, essa esporrebbe tesi aberranti.






I Nuovi Barbari. Gli skinheads parlano - In appendice, di Sergio Luppi, Gli skinheads fra mito e realtà - Maurizio Blondet - 
In questo documentatissimo saggio l'autore ha raccolto la storia e le idee degli skinheads affermando che "in loro non abbiamo trovato i mostri del nichilismo, le avanguardie di un nuovo nazismo di cui parla la demonizzazione pubblicistica, ma dei 'nuovi barbari' questo sì. Barbari verticali, come dice Ortega y Gasset , ma che la società non vuole assorbire, cioè civilizzare, perché non ne condivide i valori (...) Uno su tutti, il tabù dell'antifascismo". Ha proseguito Blondet: "Questi giovani si ribellano ai valori espressi dalla Rivoluzione francese, in nome di elementi spirituali - la patria, la famiglia, la morale - condivisi anche dal cristianesimo tradizionale, non da quello attuale, pacifista e di manica larga". Viene scritto chi sono, a cosa credono, da quale ambiente sociale provengono. Ineducati, si auto-educano a principi di solidarietà di gruppo, alla sincerità nei rapporti. Senza passato vanno alla ricerca di una tradizione; "liberi (e vuoti) come tutti nella società pluralistica", cercano di dare alla loro vita un contenuto, e un obbligo. E hanno scoperto quella tradizione nel fascismo, a cui si rifanno: da sé sono andati alla ricerca dei testi del revisionismo storico, da sé hanno deciso di darsi dei valori per contrastare il nullismo giovanile; l'autore non nega agli skin il credito che si fa ai giovani d'altre, spesso opposte, idee: della buona fede e delle buone intenzioni.

Oro - Hugo Wast - Nella prima edizione italiana del 1936 (Oro era stato pubblicato in Argentina l'anno precedente) il traduttore presentava il libro come "un formidabile romanzo sociale, impastato d'attualissima realtà..." L'attualissima realtà era - ed è - il dominio dell'oro, l'impero planetario delle oligarchie finanziarie. "L'immensa lotta che Wast descrive, con respiro di poema epico, ha l'eternità e il patos del cozzo della materia contro lo spirito, della città di Satana contro la città di Dio, di Mosca, Londra, Ginevra contro Roma, di Wall Street contro piazza san Pietro."È l'epopea che viviamo. L'introduzione italiana non nasconde una diversa e più chiara definizione di quel mondo della "materia" che muove guerra alla "civitas Dei":....lo scoppio furibondo dell'odio ebraico, massonico, bolscevico, capitalista". Era lo stile fascista della comunicazione sociale: slogan politici con aggettivazioni "composte". Stile rozzo, ma istruttivo. È chiaro che il primo aggettivo, "ebraico", crea problemi gravi per il lettore dei nostri giorni: l'argomento resta innavicinabile. Dunque è innegabile che questa riedizione, a oltre sessant'anni dalla prima pubblicazione in lingua italiana, proceda su un campo minato. Del resto una tale materia, la dittatura invisibile della finanza sulla vita dei popoli, deve pur essere restituita alla verità della storia. Hugo Wast è lo pseudonimo di Gustavo Martinez Zuvirià. Nasce nel 1883 in Argentina, a Cordoba. Fu tra i pochissimi scrittori argentini capaci di vivere della loro penna (aveva abbandonato anche la professione forense) e alla fine del suo cammino di letterato, tradotto ai quattro angoli del mondo e adottato in molti collegi e università degli Stati Uniti per lo studio della lingua spagnola, Wast era diventato uno dei più grandi scrittori tra le due guerre, con un posto d'onore nella letteratura argentina. Nel 1934 fu nominato ministro della giustizia e della pubblica istruzione. Nel 1954, in clima di persecuzione ai danni della Chiesa, il libero muratore Pèron destituì Martinez dalla carica di direttore della biblioteca nazionale e abolì la legge sull'insegnamento religioso di cui era stato artefice. Nel 1962 muore a Buenos Aires.
Osama Bin Mossad - Maurizio Blondet - .La testa del serpente dov'è? E' dappertutto. I nuovi capi della nuova Al-Qaeda sono in Georgia, sono in Iran, sono in Cecenia, sono nell'Africa Occidentale, dal dicembre 2002 anche nella striscia di Gaza, in Italia...; sono dovunque ci sia un interesse strategico ebraico-americano da proteggere... ...Al-Qaeda, ispiratrice ed esecutrice del terrorismo, è un'imprecisabile rete, ma misteriosamente senza un apparato direttamente responsabile di così ben coordinate stragi; sono addirittura coinvolti nel commercio mondiale dei diamanti e con la mafia dell'India. E Osama? Punta a prendere il potere in Arabia Saudita, a detronizzare la famiglia reale e ad istituire un nuovo Califfato. Come conti di fare, dopo la per lui rovinosa sconfitta di Saddam, con qualche suicida e contro la superpotenza mondiale non ci viene spiegato. ... Bush dovrebbe ringraziare Osama perché gli consente di mantenere l'ingerenza armata nelle vaste aree petrolifere mondiali e perché gli consente di mettere da parte le spinose questioni dell'economia interna ripetendo il suo mantra: "the war goes on". ...Dovrebbe ringraziarlo Sharon, che senza il terrorismo sarebbe costretto ad affrontare la sgradita questione della road map, come promesso agli americani. Ma cosa sarebbe Israele con la pace? Si tratta di uno Stato artificiale, composto da gente che ha spesso due o tre cittadinanze. Una volta cessato il pericolo gli israeliani - in vacanza religiosa - tornerebbero in gran parte ai loro paesi di origine; calerebbe il flusso delle donazioni della diaspora, che invece crescono più cresce il pericolo per Israele; calerebbero gli aiuti USA, miliardi di dollari annui che fanno la differenza sul livello di vita israeliano e palestinese. Sharon mette Israele in pericolo per salvarla continuamente. E' un fenomeno freudiano. Del resto la psicanalisi l'hanno inventata loro...
"Prima che Adamo fosse, io sono" (San Giovanni, 8, 58). Il Dio in cui crediamo - Pier Carlo Landucci - Uno straordinario testo di apologetica, definito nelle cinque edizioni precedenti, "il libro più moderno sul problema più antico" (Dio), capace di illuminare razionalmente gli animi corrotti, involontariamente, da ideologie anticattoliche; partendo dalla vera scienza, da monsignor Landucci coltivata laureandosi in ingegneria civile, oltre che in filosofia e in teologia, l'autore dimostra l'esistenza di Dio attraverso il creato e giunge a scoprire, percorrendo un itinerario avvincente, la divinità di Cristo e la divinità della Chiesa cattolica, unica vera Chiesa, da Gesù direttamente fondata e depositaria della parola e della volontà divine. In appositi approfondimenti monografici, da Landucci definiti note, vengono poi, tra gli altri, smantellati miti quali la cosmogonia einsteiniana, la probabilità e il caso, l'evoluzionismo.
Le Radici degli Italiani - Cof. 4 volumi - Paolo Possenti - L'opera storica del professor Paolo Possenti, composta da 4 volumi per quasi 1.400 pagine (I volume: "Il millennio Romano", II volume: "Romania e Longobardia", III volume: "Gli stati regionali", IV volume:"L'unità d'Italia"), ha raccolto il quasi unanime consenso della critica e degli ambienti storico - scientifici. Un'opera nuova sull'intera storia d'Italia, che riassume, all'inizio del III millennio, una vicenda umana e civile unica nella storia d'Europa e del mondo nell'arco di 3.000 anni. Possenti ha tenuto conto delle più recenti ricerche archeologiche e paleontologiche, ha approfondito gli archivi storici di Germania, Austria, Francia e Gran Bretagna, interpretando i fatti in maniera nuova e più aderente alla realtà, smontando in particolare alcuni radicati pregiudizi contro l'Italia e gli italiani, in modo tale che si dovranno probabilmente riscrivere molti capitoli della storia recente e passata del nostro paese. Più precisamente, dal Gioberti in poi, non vi e' stata un'opera storica completa di Roma e d'Italia che analizzasse con profondità di pensiero e con approfondita ricerca il rapporto vero fra cattolicesimo ed Italia, fra regionalismo e federalismo, fra vocazione artistica e realismo politico, fra sentimenti umani indotti dal cristianesimo ed esplosioni di estrema violenza, specie durante le numerose guerre interne o civili insorte fra italiani. Possenti smonta totalmente il pregiudizio, indotto soprattutto dalla propaganda inglese, sugli italiani e la guerra, dimostrando che, mentre l'impero inglese veniva costruito con poche migliaia di uomini, solo Venezia schierava contro i Turchi, in guerre interminabili, oltre 100 navi da guerra e più di 100 mila uomini. L'autore condanna le terribili e sanguinosissime guerre fra i comuni e gli stati italiani ed esalta la vera grande epopea degli eserciti, dei colonnelli e dei feldmarescialli italiani nelle guerre di Germania in difesa dell'Impero (che essi vedevano come noi oggi vediamo l'unita' d'Europa) e contro i Turchi, nemici della fede. Furono i migliori soldati del tempo: ricorda la morte in combattimento di Luigi di Savoia, fratello del grande Eugenio, l'eroica fine del feldmaresciallo Ambrogio Veterani ed il sacrificio supremo di Torquato de Conti che, ferito a morte mentre era al comando dell'esercito imperiale contro gli Svedesi, devastato dalla cancrena, riusciva a rientrare nella sua Roma morendo con la parola Impero e Chiesa sulle labbra. E poi gli italiani negli eserciti di Napoleone anche lui, pur con ombre, vero condottiero italiano, fino alla terribile prima guerra mondiale, in cui gli italiani decisero le sorti del conflitto. Nella seconda guerra mondiale i comandi italiani non furono fedeli ad Hitler e furono contro l'alleanza coi nazisti: queste divisioni e questa tiepidezza non furono però un disonore per i soldati italiani, dotati per giunta di armi antiquate ed impiegati in scenari devastanti come le pianure russe o il deserto africano. Possenti infine condanna le divisioni della guerra civile protrattesi per decenni a causa di irresponsabili speculazioni politiche. Un'opera storica gigantesca, condotta sul filo di un pensiero storico - politico che fa del Possenti uno dei maggiori pensatori e politologi dell'attuale momento storico.
Ritorno al Reale, prime e seconde diagnosi in tema di fisiologia sociale - Prefazione di Marco Respinti - Gustave Thibon - Con una riedizione delle due opere piùfamose di Thibon, Diagnosi e Ritorno al reale, ritorna un testo che è allo stesso tempo una pietra miliare, una pietra di paragone e una pietra di inciampo per il mondo e l'uomo moderni. Quanto c'è - nella società e in noi stessi - di mentalità utopica, si scontra con la saggezza del contadino, anzi del philosophe-paysan, come è stato definito Thibon, che non ama però la definizione di "autodidatta", perché sostiene di aver avuto per maestri i libri, anche se apprese il latino, il greco, il tedesco, lo spagnolo leggendo Seneca, Platone, Holderlin e Cervantes mentre lavorava nei campi. Il testo rappresenta un salutare antidoto all'irrealismo della nostra società, dove la relativizzazione dell'esistenza si è ormai sostituita a quella visione reale e naturale della vita di cui forse i nostri padri ricordano con nostalgia i brandelli. La scoperta del filosofo-contadino ha segnato per molti una svolta decisiva. Anzitutto ha mostrato la possibilità di contrapporsi ai modelli sociali, politici e culturali predominanti, ma vuoti e tendenzialmente nichilisti, senza doversi piegare a quelle categorie di pensiero caratteristiche dell'utopismo di sinistra portatore di relativismo. In secondo luogo, e per diametrum, ha permesso a molti di sottrarsi all'abbraccio altrettanto soffocante degli elan vìtal volontaristici, irrazionalisti, estetici e romantici apparentemente appaganti, ma invero sterili. Attraverso la proposizione di una fisiologia sociale che ha le proprie fondamenta e le proprie ragioni in una legge naturale veicolo della norma del creato, Thibon illustra un dover essere che non è superoministico perché estrinseco sforzo di adeguamento del proprio essere, ma, quando amata, dolce connaturalità con il mistero di una Provvidenza paterna, giusta e misericordiosa. Il creato di Thibon, seppur sovente aspro e talvolta enigmatico, è stato ed è per molti una casa accogliente. Quello di Thibon è un mondo rappacificato, segnato da quella penitenza che permette la riconciliazione dell'uomo con se stesso, dunque con la creazione, infine con il Creatore. Un mondo la cui icona è l'antagonismo tra la rivoluzione metafisica e fisica sovvertitrice della realtà e la controrivoluzione decisiva e ultima, incipit polemico - apologetico - di una nuova alleanza con Dio organicamente e "teologalmente" opposta all'eversione tematica e sistematica operata dalla ideologia e imposta dalle ideocrazie, entrambi forti o debolistiche che siano. Questa capitalizzazione del male (strutture del peccato) odia e combatte l'ordine dell'universo detestando Dio: ma, non potendolo colpire direttamente, essa agisce deturpando il creato (speculum Dei) e l'uomo suo principe (imago Dei). Il pensiero di Thibon, come del resto ogni grande pensiero cristiano, riguadagna quella dimensione creaturale dell'esistenza - il riconoscersi creatura e il contemplare la creazione - che riconnette a Dio mediante l'innamoramento al reale. E' una conversione, dunque, quella che Thibon propone con l'esempio della propria vita. Una conversione al reale concreto e metafisico - il secondo come fonte del primo - che Dio stesso esprime, per bocca di San Paolo: "...la realtà infatti e' Cristo!".
Il Ritorno della Magia. Una sfida per la società e la Chiesa - A cura di Massimo Introvigne - CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) - Il testo fa il punto sugli studi relativi al mondo dei nuovi movimenti magici e propone interpretazioni in ordine alla loro natura e alle ragioni della loro diffusione. L'approccio è interdisciplinare e consente di cogliere le indicazioni della sfida magica sul piano filosofico, politico, psicologico, psichiatrico, della ricerca storica e teologica e dell'azione pastorale. I contributi, dopo un'introduzione di monsignor Casale, sono: "Il ritorno alla magia: una 'sacra' rappresentazione: lo scenario, gli attori, la trama", di Massimo Introvigne; "Dopo Marx, i maghi? La riscoperta del pensiero magico in una cultura postmarxista", di Giovanni Cantoni; "Maghi da legare? Psichiatria, psicologia del profondo ed esoterismo", di Ermanno Pavesi; "Il New Age e la riscoperta della magia", di Michael Fuss; "Questione meridionale e questione magica: miti e realta' della magia nel Meridione", di Corrado Guerre; "Sherlock Holmes e il caso delle fate: sir Arthur Conan Doyle e le fotografie delle fate", di Michael W. Homer; "I cattolici e la sfida dei nuovi movimenti magici", di monsignor Casale.
Schiavi delle Banche - Maurizio Blondet - In RistampaIl capitalismo trionfante e globale sta raggiungendo la sua razionalizzazione estrema. Che consiste in questo: retribuire sempre più il capitale, retribuendo sempre meno il lavoro. Il fenomeno è di portata storica: non emigrano gli uomini, ma i posti di lavoro. Centinaia di migliaia di posti vengono risucchiati da Cina ed India; non sono solo lavori non qualificati, i meno pagati, che laggiù costano ancora meno; sono posti ad alta qualificazione e contenuto tecnico, perché nel corpo del terzo mondo indo-cinese esiste un primo mondo (che si contenta però di paghe da terzo mondo) di laureati con invidiabile livello tecnico, alta qualità di educazione e saperi moderni. Ma così facendo, il capitalismo si dirige verso il proprio suicidio: poiché i lavoratori con potere d’acquisto calante diventano sempre meno capaci di acquistare le merci che il capitalismo produce in volumi sempre maggiori. E che cosa spinge il capitalismo a correre verso la propria implosione? Il potere della finanza, della Banca. La frode fondamentale della banca - che lucra l’interesse dal denaro che crea dal nulla per prestarlo - è qui spiegata con chiarezza politicamente scorretta. Il lettore scoprirà che è la frode bancaria, creando massa monetaria dal nulla, a creare inflazione; e che gli interessi finanziari incorporati nel prezzo di ogni merce costituiscono in media il 50 per cento del prezzo; dunque ogni merce ci potrebbe costare la metà. Il sistema bancario-finanziario estrae pertanto da ciascuno di noi, più volte, una imposta occulta, per il solo fatto di esistere e di espandersi. In queste pagine si discutono le alternative per un’economia sana, non egemonizzata dal profitto finanziario: dall’economia politica di List (a cui l’America di George Washington dovette il suo sviluppo prodigioso) alla creazione del credito di Stato di Alexander Hamilton, fino alla moneta deperibile di Gesell, e alla proposta di abolizione del credito ex nihilo del premio Nobel francese Maurice Allais. Il denominatore comune però di ogni soluzione proposta dai tanti studiosi "non conformisti" presi in esame consiste nella riconquista, da parte degli Stati, della sovranità monetaria, strappandola alle cosiddette "Banche Centrali".
I Segreti della Dottrina Rabbinica. Cristo e i Cristiani nel Talmud - I.B. Pranaitis - 
Monsignor Pranaitis, russo originario del Turkestan, sacerdote cattolico, dottore in teologia, professore di ebraico nell'universita' di Pietroburgo, stilò una preziosa antologia dei testi del Talmud riguardanti Gesù e i cristiani, intitolata Christianus in Talmude Judeorum, che fu pubblicata nel 1892 a Pietroburgo con l'imprimatur dell'arcivescovo metropolita Kozlowski e che fu poi riprodotta in traduzione italiana (con a fianco il testo ebraico e latino) dalla casa editrice Tumminelli nel 1939. Il libro è diviso in due parti: la prima riporta le bestemmie del Talmud contro i cristiani, Gesù e la Madonna. Nella seconda parte ritroviamo i precetti che il Talmud impone all'ebreo contro i cristiani, comandando loro di disprezzarli, di danneggiarli  nei beni, di mentire e giurare il falso contro di loro in giudizio e di sterminarli senza pietà. Il Talmud e'"il grande educatore del popolo ebraico" (L'univers israelite, 22 novembre 1935, p. 137). Il professor De Vries ha scritto "si crede che l'antico testamento costituisca il libro base dell'insegnamento religioso per la gioventù israelitica; e' un errore; (...) il libro le cui idee e dottrine impregnano l'intelligenza del giovane israelita e formano i costumi della sua famiglia e' il Talmud". (H. De Vries, Juifs et catoliques, Grasset, Paris, 1939, p. 176). Leggendo l'antologia raccolta dal Pranaitis ci si accorge che l'anima del Talmud consiste nel disprezzo per il non ebreo, soprattutto per il cristiano, poiché "gli ebrei sono chiamati uomini, i popoli del mondo non sono chiamati uomini, ma bestie" (Baba mezia 114 bis). Riportiamo, a titolo d'esempio, due passi significativi citati nel libro, il cui studio consente di comprendere la natura dell'ebraismo talmudico e il piano di dominio mondiale che ne deriva: "il migliore dei cristiani deve essere ammazzato. Spegnendo la vita ed uccidendo il cristiano riuscirai gradito alla Maestà Divina come colui che fa un'offerta d'incenso".
Selvaggi con Telefonino - Maurizio Blondet - Il testo descrive, in modo suggestivo, un’ antichissima società umana, collocabile all’inizio del tempo, molto progredita spiritualmente, socialmente e tecnologicamente; la sua repentina caduta; la lenta, faticosa, risalita fino agli elevati livelli della nostra civiltà europea di qualche decennio fa; poi nuovamente un declino, che si avvicina al crollo, e siamo nella realtà di oggi. Il selvaggio col telefonino è l’immagine del nostro scadimento come popolo: non è che torniamo alla barbarie (magari), ma affondiamo ogni giorno di più nell’amoralità, nella volgarità, nella bassezza soddisfatta, nell’ignoranza compiaciuta, nella grettezza e mancanza di rigore - mentale prima che morale. Questo genere di regresso è avvenuto nella storia d’Italia per l’abdicazione o la corruzione delle classi dirigenti, il contentarsi di essere quello che già siamo, il non chiedere più niente a noi stessi. E’ la dittatura collettiva del «fellah» urbanizzato. «Fellah» è la parola egiziana che indica il bracciante agricolo, in Italia il «cafone». Il cafone d’oggi ha il telefonino (o la Mercedes, o la laurea alla Bocconi) ma la sua mente resta quella dello zappatore. Il suo repertorio di curiosità e di ambizioni resta limitatissimo: il sesso, il «mangiare», il «vestire», il calcio, sono tutto ciò che esige dalla vita. Questo tipo umano è estraneo alla cultura, all’arte, al pensiero, alle attività umane alte che costituiscono la civiltà; per lui sono inutili, e ne frena e ne soffoca la comparsa nella società. Come lo zappatore quando va alla fiera del paese, diffida dei competenti, degli intelligenti, e in generale della complessità della vita, mentre dà cieca fiducia ai venditori di amuleti: è lui che ha arricchito le infinite Vanna Marchi della nostra vita collettiva, politica, mediatica e spettacolare. E’ lui che impone il suo «stile»: la maleducazione, la rozzezza, la vile violenza e la svaccata ineleganza che chiama «Made in Italy». Questo libro tenta di essere un manuale di aristocratizzazione, di ri-educazione alla civiltà, che dichiara il suo debito, tra gli altri, al filosofo-educatore della modernità, Ortega y Gasset. Non esorta a tornare solo all’etica, ma anche all’estetica: al capire che certe azioni tipicamente italiane, prima che delinquenziali e disoneste, sono «brutte», ignobili, volgari.
Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura - Guido Giraudo - "Fa paura, ancora oggi, pensare a giovani studenti di Medicina che spappolano il cranio di un ragazzo di 18 anni a colpi di chiave inglese. Ma fa ancora più paura scoprire che lo fecero, non in preda all'ira, al rancore o alla paura, ma lucidamente e freddamente solo per obbedire ad una logica "politica", seguendo precise direttive teorizzate da "istanze superiori". Gli aggressori neppure conoscevano l'aggredito, eseguivano ordini di "annientamento" ideologico del nemico" (dalla prefazione di Guido Giraudo).
Le Sette. Non conformismi cristiani e nuove religioni - Presentazione di Massimo Introvigne - Jean-François Mayer - Si tratta, come affermato da Introvigne nella presentazione, di un "prezioso volume", che contiene "uno sguardo d'insieme sulle nuove religioni contemporanee" e costituisce "un'opera di fenomenologia generale e non ancora d'interpretazione e giudizio": come del resto è giusto che sia, dal momento che, per interpretare e giudicare, e' necessario prima conoscere. "Si tratta, prosegue Introvigne, di un ideale, e per molti versi necessaria, introduzione alle altre pubblicazioni nate nell'ambito del CESNUR: un punto di partenza che risponde nel modo migliore alla domanda 'da dove cominciare, spesso posta da chi affronta la letteratura in tema di nuove religioni". L'autore appare particolarmente qualificato, anche nella veste di segretario del Comitato scientifico internazionale del CESNUR, per questo compito di "guida verso un mondo complesso e difficile"; mondo che da tempo egli va studiando con occhio attento e obiettivo, ricercandone dal "vivo" sia le origini storiche sia il profilo fenomenologico. In questo senso il libro si distingue per la sua sintetica chiarezza, che non va per altro a scapito dell'approfondimento della trattazione. Ne deriva un quadro preciso ed efficace, che volutamente l'autore ha limitato "all'ambito (già abbastanza vasto) dei gruppi, che rispetto alle organizzazioni religiose istituzionali e alle grandi tradizioni religiose mondiali 'riconosciute' si pongono in una prospettiva non conformistica". Mayer tratta pertanto dei "non conformismi" derivanti dal cristianesimo (anabattisti, quaccheri, chiese di Cristo, Testimoni di Geova, mormoni, avventisti, pentecostali, Christian Science) e dei culti situati al di fuori dell'orbita cristiana, come gruppi nati dall'Islam o di origine orientale, quali gli Hare Krishna, i movimenti facenti capo a Bhagwan Shree Rajneesh e A Sathya Sai baba, le nuove religioni dell'Estremo Oriente, la Chiesa dell'Unificazione fondata dal reverendo Moon, le religioni cosiddette "scientifiche" (quali Scientology e i vari gruppi "ufologici"). Il libro di Mayer in conclusione è senz'altro di grande interesse per chi desideri un primo approccio chiarificatore riguardo ad un fenomeno assai diffuso, e nel complesso, estremamente allarmante, nel mondo contemporaneo, descrivendo dei comportamenti di fatto di chi pratica i nuovi culti, ma anche, e soprattutto, il punto di vista delle loro radici storiche e dottrinali.
La Sfida della Reincarnazione - A cura di Massimo Introvigne - CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) - La sfida della reincarnazione prende spunto da uno dei dati più allarmanti e meno conosciuti del panorama religioso italiano contemporaneo: da un quarto a un terzo degli italiani, compresi molti cattolici, crede nella reincarnazione (e la percentuale è ancora maggiore fra i giovani, come emerge da indagini sociologiche di cui viene dato conto per la prima volta in questo volume). Su un invito del CESNUR, il Centro studi sulle nuove religioni, un centro di formazione e di ricerca sulla nuova religiosità contemporanea di fama mondiale, un gruppo di specialisti di diverse discipline risponde a quesiti formulati da monsignor Casale, presidente del CESNUR, che, nella sua introduzione, spiega come e perché la credenza nella reincarnazione si sia diffusa in Occidente e qual e' la risposta della chiesa cattolica. Massimo Introvigne, direttore del CESNUR, ricostruisce la storia della "via occidentale" alla reincarnazione, che incontra a più riprese le Nuove Religioni e gli ambienti massonici, spiritici, teosofici. Padre Gaetano Favaro, specialista di religioni orientali presso il PIME di Milano, mostra le radici della credenza nella reincarnazione nell'induismo e nel buddismo. Don Ernesto Zucchini co-fondatore del GRIS (Gruppo di ricerca e di informazione sulle sette) descrive i tragitti, insieme semplici e insidiosi, della propaganda reincarnazionista. Ermanno Pavesi, psicologo, mostra il contributo che alla credenza nella reincarnazione hanno dato alcune correnti della psicologia del profondo e insieme il carattere assolutamente infondato della tesi secondo cui esisterebbero "prove" scientifiche della reincarnazione. Infine il teologo Piero Cantoni confuta punto per punto le tesi, oggi di moda, secondo cui la credenza nella reincarnazione sarebbe compatibile con la scrittura e con la fede cristiana e sarebbe stata persino condivisa dai cristiani dei primi secoli.
Il Socialismo come Fenomeno Storico Mondiale - Presentazione di Aleksandr Solzenicyn Rino Camilleri - Igor Safarevic - € 21,00L'autore Igor Safarevic è stato un autorevolissimo membro dell'Accademia russa delle Scienze, nonché matematico di fama mondiale e amico di Soltzenicyn. E' questo un testo di filosofia della politica, pervenuto in Occidente tramite il samizdat e tradotto in italiano con il titolo di Il socialismo come fenomeno storico mondiale. Come mai un matematico aveva deciso di misurarsi in un campo non suo? La risposta ci viene data dall'autore stesso, che nell'introduzione afferma: "gli storici,i filosofi e i letterati o erano morti o erano nei gulag o erano in esilio; il fardello della verità era caduto sulle spalle degli scienziati, i quali avevano dovuto improvvisarsi 'esperti' e raccogliere il testimone per le generazioni future". Inoltre Safarevic stesso avverte che i limiti del libro sono da attribuire alle scarse possibilità di ricerca, sia come tempo a disposizione, sia come bagaglio culturale pregresso, sia come disponibilità di documentazione. A questo proposito è da ricordare che Safarevic aveva dovuto lavorare con quel che aveva trovato in patria. Malgrado ciò il libro è un'opera fondamentale, di quelle eterne. In esso infatti, partendo dalla giusta considerazione che, malgrado settant'anni di orrori (e orrori ben noti anche in Occidente), il comunismo continua ad esercitare un'attrattiva formidabile su una rilevante fetta dell'umanità, l'autore ha individuato nella "tentazione socialista" una costante sempre presente nell'animo umano. Cominciando da Platone, anzi ancora prima: dagli antichi imperi totalitari come quelli inca e atzeco. L'analisi di Safarevic, spietata e lucida come la mente di un matematico,si dipana per secoli fino ai giorni nostri e mostra innopugnabilmente il radicamento della tentazione comunista nella parte oscura della coscienza umana.
Stare con Putin ? - Maurizio Blondet - L’eurocrazia di Bruxelles, la stessa che vuole la Turchia ed Israele in Europa, vuole tenerne la Russia fuori. È una prova in più della sudditanza della burocrazia oligarchica europea ai poteri forti "americani". È infatti Zbigniew Brzezinsky, ossia il Council on Foreign Relations, ad aver elaborato il progetto di separare fisicamente la Russia dall’Europa, circondandola di "democrazie colorate" (Ucraina, Georgia, etc.) filo-americane appositamente create e finanziate. La colpa di Putin è di aver ridato alla Russia le materie prime che i poteri finanziari occidentali avevano comprato a un centesimo del loro valore durante le cosiddette "privatizzazioni" di Eltsin. Il caso Yukos è esemplare: un mafioso di nome Khodorkovsky comprò di fatto l’intero patrimonio energetico ex-sovietico (valore di Borsa, 19 miliardi di dollari) con 250 milioni anticipatigli dai Rothshild di Londra. Da quando Putin ha messo in galera Khodorkovsy e costretto alla latitanza altri "oligarchi" suoi pari, il capo del Cremlino ha smesso di piacere: non è democratico, disprezza i diritti umani, massacra i ceceni, fa uccidere la Politkovskaya, fa avvelenare Litvinenko e così via. E va tenuto lontano dall’Europa. La nostra tesi è ovviamente il contrario. Se c’è un destino manifesto per l’Europa dopo il crollo sovietico e dopo l’11 settembre, è che deve integrare la Russia. E precisamente la Russia di Putin, il solo leader, apparso dopo tanti anni, che difenda l’interesse nazionale invece di quello delle lobby globali.

La Strage dei Genetisti - Maurizio Blondet - Il mestiere dello scienziato oggi è diventato pericoloso, spesso mortale. Come nella trama di un "giallo" Blondet investiga su casi di omicidio / "suicidio" irrisolti che, dopo l’11 settembre 2001, si sono verificati nell’ambiente scientifico. La morte di David Kelly, avvenuta il 17/7/2003, è stata attribuita ufficialmente a suicidio; agente segreto, esperto di fama mondiale in armi batteriologiche, era diventato famoso per aver rivelato alla BBC che il governo di Blair aveva ordinato ai servizi di intelligence di "esagerare" la pericolosità delle armi di "distruzione di massa" di Saddam Hussein, così da offrire un pretesto per la guerra all’Irak; uno strano suicida che, come riportato dall’ispettore ONU in Irak Terence Taylor, "non vedeva l’ora delle nozze di sua figlia, fissate per l’ottobre 2003". Kelly era anche l’uomo che, nel 1984, aveva indotto a disertare Vladimir Pasechnik, il capo delle più segrete ricerche batteriologiche militari sovietiche. E anche Pasechnik, stabilitosi in Inghilterra, dove continuava le sue ricerche, è morto in circostanze inspiegabili nel novembre 2001. E non basta: da 16 a 21 virologi, genetisti, biologi di livello mondiale, esperti in ricerche utilizzabili nella guerra batteriologica, risultano morti in situazioni sospette: tutti in pochi mesi, e tutti dopo il tragico 11 settembre 2001. In questo libro ci sono le loro storie e i frammenti della guerra più segreta: quella per accaparrarsi i rari scienziati competenti (o ucciderli, per sottrarli al nemico) in grado di creare l’arma assoluta: l’arma “etnica”, capace di infettare, per esempio, solo i negri e non i bianchi, o gli arabi e non gli ebrei. Sullo sfondo, scenari di apocalisse. Dove il vero nemico può essere il tuo alleato.
I Templari - Règine Pernoud - La storia dei Templari, i monaci cavalieri del XIII secolo, e' stata illuminata dal contributo di Regine Pernoud, medievalista di fama mondiale. La Pernoud ci descrive l'epopea (dalla nascita dell'ordine, tra il 1119 e il 1110, al suo scioglimento, nel 1314) di questi formidabili cavalieri, temutissimi ed ammirati dagli stessi musulmani, uomini religiosissimi che non avevano nulla da spartire con "mitici" Templari creati dalla fantasia di conventicole esoteriche e società segrete, soprattutto a partire dall'eta' dei "Lumi", intenti ad "allacciarsi il mantello" bianco e rosso, in fila "con cortesia e pace" - come voleva la Regola - alla mensa, dove "le misure erano uguali" e si mangiava solo quello che c'era. Poi a cavallo in silenzio. Tutti i fratelli erano obbligati ai voti di povertà, castità ed obbedienza, cui aggiunsero il quarto della lotta senza quartiere contro i nemici di Dio. L'Ordine del Tempio riuscì a conciliare due attività che sembravano incompatibili: la vita militare e quella religiosa. Nel XIII secolo la difesa della Terrasanta peso' principalmente sui Templari. E su ventitrè gran maestri, ben tredici morirono con le armi in pugno. Ventimila il totale dei caduti. Nella battaglia che chiuse l'epopea delle crociate, a san Giovanni d'Acri il 28 maggio 1291, s'immolarono nella fortezza fatta crollare sui saraceni, mentre cadevano anche maestri dei Giovanniti e del Santo Sepolcro. Rifugiato definitivamente in Europa, l'Ordine doveva suscitare sospetti e l'invidia dell'imperatore Federico II e del re di Francia Filippo il bello. Quest'ultimo, nel 1307, favorito dalla debolezza del Papa Clemente V (francese) ad aprire un'inchiesta sull'Ordine, fece arrestare a sorpresa, senza attendere il giudizio di Roma, il gran maestro Jacques de Molay e altri 138 cavalieri. Sotto tortura confessarono i crimini poi inutilmente ritrattati. Mentre il Papa, con la bolla Vox in excelso sopprimeva l'Ordine, Filippo, nel maggio 1314, li bruciò sul rogo come "relapsi".
Tra Leghe e Nazionalismi. «Religione civile» e nuovi simboli politici - A cura di Massimo Introvigne - CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) - L'espressione "religione civile" è stata utilizzata per descrivere fenomeni diversi: da una parte l'ingresso di forze esplicitamente religiose nella vita politica, dall'altra il "farsi religione" della politica attraverso la sacralizzazione del suo linguaggio, dei suoi simboli, dei suoi "riti". Fenomeni diversissimi, dal patriottismo americano alla socialdemocrazia svedese, sono stati così ricondotti alle categorie della "religione civile". Questo volume curato dal CESNUR - il Centro studi nuove religioni, che si e' imposto come uno dei maggiori organismi europei nel settore della ricerca sui multiformi aspetti della religiosità contemporanea, mette a confronto diverse situazioni nazionali e formula l'ipotesi che il concetto di "religione civile" possa aiutare a comprendere fenomeni di grande attualità come il riemergere dei nazionalismi e l'ascesa in Italia della Lega Lombarda e della Lega Nord. Dopo un'introduzione di Michele Vietti, già consigliere comunale e membro della Commissione cultura del comune di Torino, Elisabeth Peter, del Pontificio Consiglio per il dialogo con i non credenti, fornisce anzitutto alcune preziose categorie di giudizio sulla "religione civile" dal punto di vista cattolico e affronta quindi casi emblematici degli Stati Uniti, della Svezia, del Giappone e della nuova Russia post comunista. Benjamin Beit-Hallahmi, professore presso l'università di Haifa, analizza il caso Israele e i rapporti fra religione e politica nella vita civile e nei partiti israeliani, in relazione anche al loro atteggiamento sui problemi della pace in Medio Oriente e dei territori occupati. Massimo Introvigne, direttore del CESNUR, e Luigi Barzano, sociologo dell'Università di Torino, propongono un ampio confronto fra le teorie della "religione civile" e la storia, i programmi, il linguaggio e lo spessore sociologico della Lega Lombarda e della Lega nord, chiedendosi,a titolo di ipotesi interpretativa, se non ci si trovi di fronte a un'ennesima forma nuova di "religione civile".
L’Uccellosauro ed Altri Animali. La catastrofe del darwinismo - Maurizio Blondet - L'autore si e' dedicato all'indagine sui poteri oligarchici che guidano la storia e presenta il rivoluzionario dibattito scientifico che dimostra l'infondatezza del darwinismo.





La "Vandea Italiana" - Presentazione di Roberto Mattei - Massimo Viglione - L'epopea della Controrivoluzione cattolica e monarchica in Italia costituisce sicuramente una delle pagine più mistificate e volutamente occultate da certa storiografia. Solo in tempi recentissimi e' iniziata una seria opera di revisione su quanto e' accaduto in Italia durante l'epoca del Risorgimento, ed in particolare durante il suo periodo iniziale, gli anni dell'invasione napoleonica. Con la discesa del Bonaparte l'intero popolo italiano insorse in armi contro l'invasore giacobino, terrorista repubblicano e ladro, conducendo per diciotto anni una vera e propria crociata in nome dei valori della civiltà, della tradizione e della società cattolica e monarchica. Proprio come in Vandea, proprio come in Spagna. La differenza, però, è che la storia della Controrivoluzione italiana è del tutto sconosciuta al grande pubblico, inesistente in qualsiasi manuale di storia; eppure, una volta che si ha il quadro completo dell'accaduto, si resta stupefatti per la grandiosità degli eventi, per l'eroismo di centinaia di migliaia di italiani che hanno lasciato ogni cosa per andare a difendere i loro sovrani, le loro chiese, le loro civiltà, pronti a tutto, fino alla morte. Ma ancor più si resta stupefatti per come la storiografia patria sia riuscita ad occultare tutto questo, a cancellarlo completamente dalla coscienza storica nazionale. Per ciò Massimo Viglione ha svolto l'opera più scontata, ma la più necessaria, per iniziare una seria revisione storica: quella di raccontare innanzi tutto i fatti, così come si sono verificati. Il materiale storico e' vastissimo, e l'autore l'ha solo iniziato ed impostato; ma già così ne esce un quadro meraviglioso d'eventi storici e drammatici, come le "Pasque Veronesi", la rivolta di Lugo, la spedizione del Ruffo, l'armata aretina, la guerriglia in Liguria e Piemonte, etc. Come eroica e drammatica e' stata la vita dei piu' grandi protagonisti della Controrivoluzione italiana, da Fra' Diavolo, Sciabolone, Rodio, fino ad arrivare all'eroe per antonomasia di tutta la controrivoluzione antinapoleonica, il tirolese Andreas Hofer. Una nuova pagina di storia, tutta da riscoprire e da riscrivere; una storia tanto drammatica quanto gloriosa: l'inizio della guerra fra la Rivoluzione laica e democratica e la Controrivoluzione cattolica e monarchica.

Il Vangelo nelle Americhe. Dalla barbarie alla civiltà. (Terzo capitolo del volume «L’Église au risque de l’Histoire»). Con un’appendice sul processo di beatificazione della Regina Isabella la Cattolica - Prefazione di Marco Tangheroni - Jean Dumont - Il 28 marzo 1991 il prefetto della Congregazione romana per la causa dei santi annunciava la sospensione del processo di beatificazione di Isabella la cattolica, la grande regina che, patrocinando il viaggio di Cristoforo Colombo alla volta delle Indie, aveva reso possibile la scoperta di un nuovo mondo e la sua evangelizzazione. La decisione, presa probabilmente sotto la pressione di numerosi esponenti ebrei e in particolare dell'arcivescovo di Parigi, cardinal Lustiger, oltre a non rendere giustizia alla memoria della grande sovrana, costituiva il peggiore modo con cui la Chiesa cattolica potesse preparare la celebrazione del quinto centenario della scoperta dell'America. La sospensione del processo di beatificazione di Isabella costituiva, infatti, in omaggio ad una logica ambiguamente ecumenica, un'obiettiva vittoria per i fautori di quella "leggenda nera", antiiberica e soprattutto anticattolica, imbastita a spese della cristianità dalle nazioni protestanti che, Inghilterra in testa, non potevano perdonare alla Spagna di essere arrivata prima nella conquista dei ricchi territori centro e sudamericani. E non a caso, sull'onda di quella prima "vittoria", i movimenti che contestavano i festeggiamenti per la scoperta e l'evangelizzazione del nuovo mondo si moltiplicavano, anche se le numerose "controcelebrazioni" del 1492 si sono distinte soprattutto per la mancanza di scientificità dei loro argomenti. Ormai infatti tutti gli storici seri sanno bene che le cause del regresso demografico delle popolazioni indigene dell'America centromeridionale non sono imputabili a massacri indiscriminati o a maltrattamenti, ma ai virus del morbillo e del vaiolo, di cui gli europei erano portatori sani, ma incolpevoli e di cui gli indios non possedevano gli anticorpi; sanno bene che se vi furono uccisioni o maltrattamenti (isolati), questi furono prontamente repressi dietro le denunzie della Chiesa cattolica e per iniziativa dei sovrani spagnoli, autori di una rigorosa legislazione a tutela degli indigeni, sanno bene che le denunzie di padre Bartolomeo de Las Casas sono in larga misura inattendibili e che comunque l'udienza che il sacerdote ottenne presso i suoi superiori civili ed ecclesiastici, sino a raggiungere la dignità vescovile, prova come la bilancia della giustizia pendesse tutt'altro che dalla parte degli encomenderos indegni; sanno bene che genocidi, brutalità, saccheggi furono commessi invece, a spese dei nativi, nell'America protestante, dove la sbrigativa pseudoteologia puritana identificò gli indiani con il diavolo. Per fortuna anche nel malinconico panorama editoriale che ha accompagnato, in Italia, le celebrazioni colombiane non sono mancati libri in grado di sfatare molti luoghi comuni nemici della Spagna, del cattolicesimo e soprattutto della verità, che si sono accumulati sino ai giorni nostri. Uno di questi libri è Il Vangelo nelle Americhe, tratto da "L'eglise au risque de l'histoire", di Jean Dumont, storico francese anticonformista. In questo suo libro lo storico francese non dice nulla che non sia già noto, ma il suo merito è quello di dirlo con chiarezza, con rigore, con serietà, raccogliendo in una sintesi aggiornata e completa quelle che presso studiosi di impostazione laica erano solo ammissioni isolate. Come ricorda Marco Tangheroni, insigne medievalista, nella sua prefazione, l'autore smonta i principali luoghi comuni della leggenda nera abilmente costruita attorno all'evangelizzazione dell'America. Dumont sfata il mito che il nuovo mondo fosse, all'arrivo dei conquistadores, una sorta di paradiso terrestre: basti pensare che alla vigilia della scoperta, nel 1487, gli Atzechi sacrificarono ventimila prigionieri in occasione dell'inaugurazione di un nuovo tempio dedicato al dio colibrì. Ricorda come sia stato proprio Cortes, superata la prima fase della conquista,a promuovere la protezione degli indiani. Dimostra che l'istituto dell'encomendia non si risolse nell'asservimento degli indigeni, ma anzi mirava alla protezione dei loro diritti. Fa notare le inesattezze e le frequenti esagerazioni delle denunzie di Las Casas. Smonta larga parte delle accuse di massacri e nefandezze mosse all'inquisizione spagnola e dimostra come in buona misura fossero missionari indigeni a promuovere l'evangelizzazione dei loro simili, con fede sincera e un fresco entusiasmo che sarebbe riduttivo bollare come superstizione. Ricorda gli enormi contributi recati all'istruzione (gli indigeni infatti ignoravano la ruota, l'aratro pesante, il mantice, la lavorazione del ferro e - per quanto buoni architetti - anche l'arco e la volta; inoltre non navigavano) e alla promozione morale degli indigeni dalla Chiesa cattolica e la grande fioritura di un'arte religiosa indocristiana che attinse alti livelli di spiritualità. Se un rimprovero può essere mosso agli spagnoli - è la tesi, sicuramente contro corrente, avanzata da Dumont - è quello di aver protetto troppo gli indios. Tutelandone l'autogoverno alimentavano anche le loro superstizioni. Un giudizio questo su cui esprime le sue perplessità Tangheroni il quale, citando l'opinione di Pierre Chaunu, difende le nuove leggi emanate da Carlo V a protezione degli indiani come "vittoria della filosofia scolastica cristiana sull'umanesimo pagano rinascimentale, sulle scappatoie offerte dalle categorie greco - aristoteliche applicate agli indiani". E' lo stesso Tangheroni, comunque, il primo a riconoscere che queste riserve, tutto sommato marginali, non inficiano il valore dell'opera di Dumont, che ha il merito, come riconosce lo stesso prefatore, di aver liberato dalle incrostazioni neo illuministe, neo marxiste, disordinatamente ecologiste e terzomondiste (per non dire neopagane) il giudizio sull'evangelizzazione dell'America. Un'epopea che, come ha scritto lo storico messicano Jos Vasconcelos, ha incarnato "il più nobile tipo di crociata umana, universale e generosa che sia esistita".
Vita col Duce - L’attendente di Mussolini Pietro Carradori racconta, quadro storico di Luciano Garibaldi, prefazione di Romano Mussolini - Luciano Garibaldi - Testimonianza di Pietro Carradori, addetto alla sicurezza di Benito Mussolini dal 1937, a dal 1942 suo attendente, quindi in pratica sua ombra, ha messo alla porta, per oltre mezzo secolo, rinunciando a compensi anche ragguardevoli, non pochi cosiddetti storici italiani, americani e inglesi che da lui volevano soltanto pettegolezzi sulla vita sessuale del Duce. Ora ha raccontato tutto quello che ha visto ed ha sentito ad uno storico di sua fiducia. Ne è uscito questo libro che descrive la vita con Mussolini ed anche l'oscura pagina della sua morte.




Rivista CERTAMEN



Certamen XVII
Siro Mazza : Il mito del ’68 perduto
  • Thomas Molnar : Due imperi
    Maurizio Blondet : Bin Laden e Bush: due famiglie, stessi affari
    Maurizio Blondet : Americanismo
    Emilio Artiglieri : Sovranità della famiglia e libertà dal divorzio
    Mario Spataro : Disintegrazione della famiglia e declino della figura paterna
    Gli Iron Maiden : citazionisti o qualcosa di più?
    Matteo D’Amico : La "tragoedia" della scuola italiana
    Piero Vassallo : Il monoteismo primordiale
    Piero Vassallo : Abbagli e fraintendimenti intorno alla dottrina del diritto naturale
    Piero Vassallo : Giovanni Gentile interprete del Rinascimento italiano
  • Certamen XVIMaurizio Blondet : Chi è l’Anticristo?
    Maurizio Blondet : Uno strano attentato
    Maurizio Blondet : La Chiesa dopo lo scandalo
    Maurizio Blondet : Il "mandato di cattura europeo"
    Maurizio Blondet : Il nemico di Bush: l’euro, ossia l’Europa
    Piero Vassallo : Giovanni Gentile tra la modernità e la metafisica
    Piero Vassallo : Edith Stein: per uscire dalla cultura della morte
    Piero Vassallo : Le ragioni degli oppositori tomisti a Maritain
    Gustave Thibon, Primo Siena, Dino Frescobaldi, Marcel De Corte : Dossier su Charles Maurras
  • Certamen XVSiro Mazza : Lo spirito shivaita all’inizio del terzo millennio
    Alessandro Massobrio : Malattie della mente e malattie dello spirito
    Cecilia Gatto Trocchi : L’anima inquieta dell’Occidente
    Giuseppe Franzo : Psychedelic trance. Il nomadismo spirituale contagia i "figli di Israele"
    Maurizio Blondet : Sulla "filosofia politica" israeliana
    Maurizio Blondet : L’illusione globale è finita?
    Maurizio Blondet : Il globo è in deficit
    Piero Vassallo : Maria Adelaide Raschini di fronte alla crisi dell’Occidente
    Piero Vassallo : Francesco Orestano, protagonista dell’insorgenza cattolica contro l’irrazionalismo
  • Certamen XIVSiro Mazza : Sul primato della civiltà occidentale
    Maurizio Blondet : U.S.A.: "arroganza" o "solitudine"
    Maurizio Blondet : Ha un futuro l’Europa?
    Siro Mazza : La calata dei barbari "verticali"
    Maurizio Blondet : L’eleganza come apostolato
    Maurizio Blondet : Blade Runner, la domanda primaria
    Piero Vassallo : U.S.A.: il mito del "grande satana"
    Piero Vassallo : Perversione sensuale e violenza insensata
    Piero Vassallo : L’autorità di popolo e la sovranità oligarchica
  • Certamen XII - XIII (numero doppio)Siro Mazza : La destra irretita dal nichilismo
    Pietro Giubilo : La tradizione italiana e le sue parodie
    Piero Vassallo : Neodestri e cantoniani
    Thomas Molnar : Dalla gnosi all’utopia
    Lorenzo Dini : La rivoluzione utopia realizzata
    Maurizio Blondet : Osservatorio internazionale
  • Certamen XISiro Mazza : Immigrazione, cosmopolitismo e universalismo
    Emmanuel du Chalard, Marcello Veneziani, Fausto Gianfranceschi : Editoriale su Giovanni Volpe
    Paola Massucco, Lorenzo Dini, Maurizio Blondet, Luigi Copertino : Editoriale su liberismo e globalizzazione
    Gianandrea de Antonellis, Piero Vassallo, Cecilia Gatto Trocchi : Dossier sull’insorgenza sanfedista
  • Certamen IX - X (numero doppio)Giuseppe Franzo : La crociata contro gli Albigesi
    Piero Vassallo : Le intuizioni neopagane di Simone Weil
    Paola Massucco : Ernst Jünger il teorico della dissoluzione psichedelica
    Cecilia Gatto Trocchi : Nomadi spirituali
    Siro Mazza : Sacrifici umani politically corect
  • Certamen VIIISiro Mazza : L’antisemitismo illuminato
    Giovanni Torti : La Germania profonda
    Alessandro Massobrio : Echi manzoniani della leggenda nera
    Riccardo Pedrizzi : Rilanciare la dottrina sociale della Chiesa
    Claudio Bernabei : La filosofia dei centri sociali
    Attilio Mordini : "Il veltro"
    Piero Vassallo : Rosmini ed Hegel, il filosofo contro il guru
  • Certamen VIIMaurizio Blondet : D’Alema è un comunista
    Curzio Nitoglia : Il principio di non contraddizione e la gnosi
    Francesco Bonanni di Ocre : Federico II
    Alessandro Massobrio : Gandhi l’intoccabile
  • Certamen V - VI (numero doppio monografico)Piero Vassallo : La gnosi del sottosuolo
  • Certamen III - IV (numero doppio)Siro Mazza : Sade, o della coerenza
    Piero Vassallo : L’iniziato rimette l’eskimo
    Ermanno Labagnara : Stupro e pornowere
  • Certamen II - EsauritoLugi Ceccarini, Jean Baptiste Geoffrey, Christian Lagrave, Faust Bradescu, Jacques Anisson du Perrou : Dossier monarchia tradizionale
  • Certamen IPiero Vassallo, Raffele Perrotta, Riccardo Cavallo : Dossier Ezra Pound
    Marzio Vouk : Introduzione alla filosofia sociale cristiana
    Attilio Mordini : Il giglio, antico fiore dei re



Dove trovare i libri Effedieffe;